Il mutismo selettivo

Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia dell’età evolutiva.
Si manifesta con una particolare difficoltà a parlare in determinate situazioni.
Proprio per questa caratteristica sarebbe più opportuno chiamarlo “mutismo situazionale”.
Fino a 10 anni fa si pensava che il bambino si rifiutasse di parlare, ma non è così.
Il bambino veramente non riesce a parlare ,apre la bocca ma la voce non gli esce.
Il bambino che mostra mutismo selettivo è un bambino che nel nucleo famigliare funziona normalmente, a volte i genitori dicono di lui che è un gran chiacchierone,ma che cambiando ambiente si blocca.
Il caso più frequente è quello del mutismo a scuola. Il problema,infatti,può manifestarsi proprio nel periodo della prima scolarizzazione quando il bambino si confronta con le abilità sociali. Il mutismo è il sintomo del
malessere che il bambino prova trovandosi in presenza di estranei.
Il mutismo selettivo può manifestarsi molto precocemente già alla scuola d’infanzia ma, spesso, passa diverso tempo prima che questo comportamento sia visto come preoccupante.
Spesso questi bambini che stanno spesso in un angolo, in disparte, vengono considerati chiusi e troppo timidi. In realtà, nel tempo, hanno imparato a tenere nascosti nel loro guscio protettivo i loro sentimenti, a credere che non hanno nulla di importante da dire e/o al contrario che sia troppo pericoloso aprirsi e parlare.
Queste reazioni emotive possono essere così intense da portare anche al freezing, ossia al congelamento,al blocco che si verifica soprattutto in presenza di estranei e non solo.
Ad esempio, a scuola, il bambino, di fronte alle insegnanti che sono delle estranee, ha paura e si blocca.
E’ un blocco selettivo,nel senso che il bambino decide di non parlare per gestire la paura.
In questo ambito ci sono notevoli ricadute sia sul piano degli apprendimenti sia sul piano della socializzazione. Il mutismo può persistere anche nell’adolescenza,se non trattato sfocia ,da adulto, in ansia sociale.
Per quanto riguarda il trattamento,la psicoterapia cognitivo comportamentale inquadra il caso utilizzando il gioco,esponendo lentamente e in modo adeguato il bambino all’estraneo in situazioni per lui accattivanti e favorendo anche un rapporto con un piccolo animale domestico.
Tutto ciò per creare una situazione di sicurezza in cui il bambino si possa sentire contenuto e libero di esprimersi senza timori.
L’intervento cognitivo comportamentale può essere inserito anche a scuola per costruire una rete tra scuola e famiglia, costruendo un ponte tra i due contesti. Il terapeuta può suggerire agli insegnanti delle modalità di intervento educativo che rispondano e contengano le paure del bambino.
Si può stilare un Piano Didattico Personalizzato in cui si può pensare di valutare l’alunno con strategie specifiche,che riescano a fargli raggiungere gli obiettivi didattici in maniera personalizzata.