Dott.ssa Elisabetta Malvatani | Psicologa Roma

Psicologa – Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale – Psicosessuologa

Il mutismo selettivo: Le possibili cause

Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia dell’età evolutiva con ripercussioni soprattutto nel funzionamento sociale.

Si manifesta con una particolare difficoltà a parlare in determinate situazioni e proprio per questa caratteristica sarebbe più opportuno chiamarlo “mutismo situazionale”.

Individuare le possibili cause è sempre complesso dal momento che le spiegazioni possono essere molteplici.

Spesso le cause che hanno scatenato gli episodi appartengono al passato e non hanno più una rilevanza al momento attuale ma il disagio nel frattempo si è consolidato e viene mantenuto da comportamenti non adatti.

Altre volte le cause possibili possono esser fatte risalire al temperamento timido ed inibito del bambino, ad esperienze traumatiche come la perdita precocie ed improvvisa di un genitore o in generale di una persona di riferimento.

Altre volte ancora possono concorrere cause genetiche e fattori di stress ambientali come ad esempio il cambiar casa.

Fino a 10 anni fa si pensava che il bambino si rifiutasse di parlare, ma non è così.

Il bambino veramente non riesce a parlare : apre la bocca ma la sua voce non esce.

Il bambino che mostra mutismo selettivo è un bambino che di solito viene descritto dai genitori come socievole ed estroverso. Tuttavia, tutte le volte che si trova in presenza di estranei si blocca, diventa taciturno fino a non parlare più.

Il problema, infatti, può manifestarsi fin dalla scuola dell’infanzia quando il bambino si confronta con il mondo esterno e deve iniziare ad affinare le sue abilità sociali.
Il bambino a scuola, di fronte alle insegnanti e/o i compagni che sono estranei, ha paura e si blocca. E’ un blocco selettivo, nel senso che il bambino decide di non parlare per gestire la paura. Rimangono in un angolo, in disparte chiusi nel loro mutismo.

In realtà, nel tempo, hanno imparato a tenere nascosti nel loro guscio protettivo i loro sentimenti, a credere che non hanno nulla di importante da dire e/o al contrario che sia troppo pericoloso aprirsi e parlare.

Spesso, passa diverso tempo prima che questo comportamento sia visto come preoccupante. Di solito coincide con ricadute sia sul piano degli apprendimenti sia sul piano della socializzazione.

Il mutismo può persistere anche nell’adolescenza e se non trattato, può provocare ,da adulto una intensa ansia sociale.
Per quanto riguarda il trattamento, la psicoterapia cognitivo comportamentale si è rivelata molto utile.

Dapprima si inquadra il caso utilizzando il gioco.

Successivamente, rispettando i tempi emotivi del bambino, si prevedono situazioni in cui ci si espone all’estraneo. Spesso si scelgono situazioni per lui accattivanti talvolta in presenza di un piccolo animale domestico con lo scopo di creare una situazione di sicurezza in cui il bambino si possa sentire contenuto e libero di esprimersi senza timori.

L’intervento cognitivo comportamentale può essere inserito anche a scuola per costruire una rete tra scuola e famiglia, costruendo un ponte tra i due contesti. Il terapeuta può suggerire agli insegnanti delle modalità di intervento educativo che rispondano e contengano le paure del bambino.
Si può inoltre redigere un Piano Didattico Personalizzato attraverso il quale si adottano strategie educative che consentono di raggiungere gli obiettivi didattici in maniera personalizzata.

Dott.ssa Malvatani

Mi chiamo Elisabetta Malvatani e sono una psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e psicosessuologa. Se hai bisogno di una consulenza non esitare a contattarmi.